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una piccola tartaruga indiana

di Enzo Bonesu

 

 

piccola tartaruga

 

(nota redazionale)

"A volte, ancora piccole, già sono grandi“

Le tartarughe, sappiamo, differiscono fra loro per grandezza, habitat e abitudini. Differiscono anche per velocità di crescita e dimensioni raggiungibili. Hanno tutte una caratteristica: non c'è un giorno della loro vita in cui smettano di crescere. Crescono anche durante le stagioni magre e i periodi di letargo.

 La piccola tartaruga indiana è cresciuta addirittura anche dopo la morte.

 

 

 

 

 

monumento raffigurante Piccola Tartaruga a Cincinnati

 

monumento dedicato a Piccola Tartaruga a Kekionga (attuale Fort Waine)

 

 

Piccola Tartaruga (nome originale: Michikinikwa, nome inglese: Little Turtle), appartenente alla tribù dei Miami (situata nell’odierna Indiana), figlio del condottiero Tartaruga (nome originale: Michikinikwa o Aquenackque) e di un’indiana Mohegan adottata dai Miami (di cui non c’è pervenuto il nome) fu dapprima uno dei più valorosi capi militari indiani e, in seguito, un convinto pacifista.

gli inizi e le battaglie contro gli invasori

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Sappiamo ben poco dei suoi primi anni di vita. La maggior parte degli studiosi ritiene che egli sia nato tra il 1747 e il 1752 in un villaggio Miami sul fiume Eel, nell’odierna Whitley County, a 20 miglia di distanza dal luogo dove è oggi ubicata la città di Fort Wayne. Potrebbe trattarsi del villaggio che nei decenni successivi fu ribattezzato Turtletown o di un villaggio di più modeste dimensioni.

Alto 1 metro e 80, descritto come un uomo di bella presenza e grande dignità, amante delle buone compagnie e del buon cibo, dotato di senso dell’umorismo, ottime capacità oratorie e di una notevolissima astuzia in battaglia, fu prescelto come capo militare della divisione “Atchatchakangonen” dei Miami (onore toccato in precedenza anche al padre) grazie alla dimostrazione delle sue abilità militari che diede nel corso della rivoluzione americana, condotta da alcune tribù dei Miami al fianco degli inglesi.

Piccola Tartaruga, in particolare, si fece notare come capo militare sconfiggendo le truppe guidate dal generale Augustin de La Balme. Nell’ottobre del 1780 La Balme pianificò di saccheggiare il principale villaggio dei Miami, Kekionga (l’odierna Fort Wayne), lungo la sua marcia verso Detroit, città nella quale erano stanziati gli inglesi. Il 5 novembre 1780, Piccola Tartaruga guidò un attacco contro l’accampamento di La Balme, uccidendo quest’ultimo e 30 dei suoi soldati.

Sempre al fianco degli inglesi combatté a lungo gli americani in Kentucky: durante quella campagna catturò anche un giovane ragazzo americano, William Wells, che divenne suo figlio adottivo. Nonostante i numerosi successi militari non divenne mai il capo supremo dei Miami, carica a lui preclusa in quanto ereditaria.

Con il trattato di Parigi del 1783 che pose fine alla rivoluzione americana, gli inglesi abbandonarono i loro alleati nativo americani e rinunciarono ad ogni diritto sulle terre comprese tra i monti Appalachiani e il fiume Mississippi. Gli americani considerarono una conquista quella regione e, a partire dal 1787, iniziarono la colonizzazione dei territori che si trovavano a nord del fiume Ohio. Fu un’escalation di violenza: i Miami, al pari degli altri nativi, si resero ben presto conto di quali atrocità fosse capace l’uomo bianco colonizzatore.

Fu in quel contesto che emersero le doti diplomatiche di Little Turtle: con Giacca blu degli Shawnee e Buckangahelas dei Delaware riuscì ad unire le tribù dei Miami, degli Shawnee, dei Delaware, dei Wyandot, dei Seneca, dei Potawatomi, dei Chippewa e degli Ottawa in una grande alleanza (la cosiddetta Confederazione dell’Ovest), contrapposta ai coloni nella guerra di resistenza che ne seguì, nota come “Little Turtle’s war”.

Il 13 settembre 1791, il generale Josiah Harmar, su incarico del presidente Washington, uscì da Fort Washington diretto verso i villaggi indiani sul fiume Miami, con l’obiettivo di occupare quelle terre, bruciando i villaggi indiani, al fine di rendere più sicure le frontiere orientali, al di là delle quali ancora si trovavano gli inglesi. L’esercito di Harmar era composto da appena 320 soldati e circa 1200 miliziani. Giunti presso i villaggi, abbandonati nel frattempo dai Miami, li bruciarono, distrussero le coltivazioni e montarono in quelle zone i loro accampamenti.

Rinvenute da quei soldati delle sospette tracce indiane, Harmar ordinò al maggiore Hardin e a 180 dei suoi uomini di seguirle seguì. Fu così che caddero in una trappola preparata da Piccola Tartaruga, trappola alla quale quasi nessuno sopravvisse. Harmar decise allora di ritirarsi ma 360 sui uomini caddero in una nuova imboscata che causò una cocente sconfitta e la perdita di altri 150 uomini. Harmar e Hardin, giudicati per queste disfatte da una corte marziale (su loro stessa richiesta), furono assolti.

Gli americani realizzarono così che abili guerrieri fossero i nativi americani e decisero di rafforzare l’esercito, spedendo nuove truppe in quei territori. Il generale Arthur Saint Clair, governatore dei territori del Nord Ovest, fu posto a capo di queste truppe che iniziarono la loro marcia da Fort Washington alla volta di Kekionga. Gli americani erano così sicuri del successo che consentirono a circa 200 donne di aggregarsi alla spedizione in modo da popolare subito le nuove città che essi erano certi di fondare immediatamente, sicuri del fatto che mai gli indiani avrebbero osato attaccare un contingente così imponente. Piccola Tartaruga fece osservare miglio per miglio la marcia di avvicinamento delle truppe di Saint Clair e nel frattempo radunò e addestrò una grossa armata di indiani che fece reclutare tra i membri di tutte le tribù della confederazione, attendendo l’occasione propizia per colpire. Quell’occasione si presentò il 3 novembre del 1791 quando il contingente di Saint Clair (più povero di 100 soldati, che disertarono strada facendo) si accampò a 15 miglia di distanza dai villaggi dei Miami. All’alba del 4 novembre l’esercito di Piccola Tartaruga sferrò il suo attacco al campo: da ovest attaccarono i Wyandot e i Delaware, da Est i Seneca e gli altri alleati. Agli americani non restò che la fuga: fuggendo abbandonarono non solo le armi e gli equipaggiamenti ma anche i feriti e molte delle donne al seguito. Si combatté solo intorno ai cannoni, difesi dai miliziani, ma anche questi caddero quasi subito nelle mani degli indiani.

Le stime degli storici parlano di 900 soldati americani uccisi (e tra di essi ben 59 ufficiali) assieme a molte donne. Le truppe di Piccola Tartaruga, di Giacca Blu e degli altri alleati persero invece solo 40 uomini (su un totale di ben 1000 combattenti).

La fuga degli americani verso Fort Jefferson, distante 30 miglia, durò da quel mattino sino al tramonto: durante quel lasso di tempo i fuggitivi percorsero un tratto di territorio per percorrere il quale -in una normale marcia- si sarebbero impiegati 14 giorni.

Quella del 4 novembre 1791 fu indubbiamente la peggior sconfitta subita dall’uomo bianco per mano degli indiani.

Quella disfatta ebbe un enorme impatto emotivo sugli americani e sul loro presidente Washington. Per Piccola Tartaruga fu un trionfo, rovinato però da un episodio: una piccola spedizione, capeggiata dal generale James Wilkinson, riuscì, qualche tempo dopo, a penetrare nel villaggio di Piccola Tartaruga, a distruggerlo e a rapire sua figlia.

lo scontro con il generale wayne

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Washington decise di sostituire Saint Clair con il generale Anthony Wayne (detto il “folle Anthony”), l’eroe di Stony Point. L’esperto generale,al contrario di Saint Clair, non sottostimò né la difficoltà del suo incarico né il genio militare di Piccola Tartaruga. Curò nei minimi particolari l’addestramento dei suoi uomini che durò ben due anni, fino a che, il 7 ottobre 1793, il suo esercito, composto da circa 2000 soldati e da 100 miliziani a cavallo, lasciò Fort Washington per percorrere la stessa strada percorsa già da Harmar e Saint Clair nei loro precedenti fallimentari tentativi. Piccola Tartaruga stimava Wayne e pensò fosse saggio prevenire lo scontro con lui: per questo, quando il generale Wayne si trovò nei pressi di Fort Greenville, Piccola Tartaruga attaccò un treno pieno di armi e provviste vicino all’odierna Eaton, Ohio. L’attacco danneggiò indubbiamente le truppe americane ma una buona parte degli approvvigionamenti arrivò comunque agli uomini di Wayne.

Durante l’inverno il generale Wayne spedì alcuni suoi uomini a costruire un forte nel luogo della battaglia persa da Saint Clair. Il primo lavoro che questi uomini dovettero fare fu quello di raccogliere i numerosi scheletri che ancora si trovavano sul terreno per dare loro sepoltura. Il forte fu ultimato e fu chiamato Fort Recovery (lett. il forte della riconquista): ivi si stanziarono le truppe di Wayne.

Il 30 giugno 1794 Piccola Tartaruga attaccò Fort Recovery con un esercito composto da indiani e simpatizzanti inglesi ma subì una pesantissima sconfitta. Questa sconfitta gli permise di capire lo squilibrio dei valori in campo: gli americani erano numerosi, più addestrati e dotati di molte armi. Wayne inviò una delegazione dagli indiani per sottoporre loro una proposta di pace ma, al contempo, si mise in marcia senza attendere il ritorno dei suoi inviati.

Gli indiani nel frattempo tennero un gran consiglio di guerra. Piccola tartaruga mise in guardia gli alleati da Wayne: “gli americani sono ora guidati da un generale che non dorme mai”. Egli era ormai conscio della forza dell’esercito Usa e dell’abilità del suo comandante. Gli altri capi, tra cui Giacca Blu e una giovane guida Shawnee destinata a divenire famosa, Tecumseh (Tecumthé secondo la pronuncia shawnee; lett. Cometa Fiammeggiante o, secondo altri, Pantera Accovacciata), si rifiutarono di dar retta a Piccola Tartaruga, incoraggiati dalle precedenti vittorie e dal supporto manifestato dagli inglesi. Essi accusarono addirittura Piccola Tartaruga di codardia e lo destituirono dal comando della Confederazione (a vantaggio di Giacca Blu), lasciandogli solo il comando dei guerrieri Miami, rifiutandosi persino di prendere in considerazione i suoi consigli nella pianificazione della battaglia.

La strategia adottata dagli indiani fu quella di attaccare i soldati in marcia di Wayne alla loro destra e alla loro sinistra in modo da spingerli verso il forte inglese di Fallen Timbers, sul fiume Miami, i cui cannoni dominavano tutta la valle. A quel punto sarebbe dovuto intervenire il comandante inglese Campbell con i suoi uomini, il quale aveva esplicitamente assicurato a Giacca Blu il suo appoggio. La battaglia ebbe luogo il 20 agosto 1794: le forze indiane (composte da circa 1500 uomini) non riuscirono a spingere gli americani verso il forte inglese ma, al contrario, furono essi a dover ripiegare in quella direzione. L’aiuto degli inglesi però non ci fu: Campbell chiuse le porte del fronte e osservò lo spettacolo degli indiani in fuga trucidati dagli americani. Ciò perché, nel frattempo, inglesi e americani avevano stipulato un trattato nel quale l’Inghilterra si impegnava ad astenersi da ogni intromissione.

Il generale Wayne e i suoi, a quel punto, marciarono sulle terre a nord del Miami, distruggendo al loro passaggio i villaggi indiani e i campi di mais. Arrivarono a Kekionga il 22 ottobre 1794 e ivi costruirono un forte che chiamarono Fort Wayne

il trattato di greenville

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Agli indiani non rimase che accettare la sconfitta per evitare il loro sterminio: mandarono una delegazione di 700 appartenenti a tutte le tribù (capi compresi) a Greenville, Ohio, per trattare la pace. Il Trattato di Greenville del 3 agosto 1795 impose agli indiani di cedere 60 mila chilometri quadrati di loro territorio (il lato nord ovest dell’odierno Ohio), ricevendo in cambio la miseria di 20.000 dollari più il pagamento annuale di altri 9.000 dollari.

Stucchevole il consiglio dato da Wayne agli indiani in quell’occasione: “non possiamo tener conto dei vostri sentimenti, per quanto rispettabili possano essere. Voi stessi avete provocato agli avvenimenti e ora dovete subirne le conseguenze. Vi rimane ancora terra sufficiente per rimanere una nazione, lavorando onorevolmente […] La vostra vita da briganti ora è finita. Usate le possibilità che vi si offrono e vivete in amicizia con noi. Vi tendiamo la mano”.

All’atto della firma del trattato di Greenville, Piccola Tartaruga disse: “sono uno degli ultimi a firmare e sarò l’ultimo a rompere questo patto”.

ultimi anni

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Piccola Tartaruga, infatti, non combatté più contro gli Usa. Tornò a vivere nei suoi luoghi d’origine. Gli americani gli donarono mille dollari affinché li utilizzasse per la costruzione della sua nuova casa e altri dodicimila dollari per finanziare una sua scuola nella quale avrebbe insegnato alla sua gente, da sempre vissuta di caccia, l’arte dell’agricoltura. Attorno alla nuova casa di Piccola Tartaruga si ingrandì un piccolo insediamento preesistente che divenne presto noto come Little Turtle Village.

Si andò diffondendo in quegli anni una epidemia di vaiolo che colpì molto duramente la popolazione indiana, spazzando via interi villaggi. Piccola Tartaruga, venuto a conoscenza di un vaccino, si recò a Philadelphia con il cognato William Wells per imparare le metodologie di vaccinazione e insegnarle alla sua gente. Nel corso della sua visita a Philadelphia incontrò il presidente Washington con il quale instaurò un’amicizia. Grazie a questa amicizia, e ai rapporti cordiali che ebbe in seguito con i presidenti Adams e Jefferson, riuscì a far approvare alcune ottime riforme, come l’abolizione della tortura.

Resosi conto della nuova piaga che stava sterminando la popolazione indiana, l’alcolismo, riuscì anche a far approvare un divieto di commercializzazione di alcolici che però non disturbò troppo i commercianti bianchi senza scrupoli.

Gli stretti rapporti che Piccola Tartaruga ebbe con gli americani fecero diminuire ben presto la stima per lui tra gli indiani. La crisi nei rapporti tra Piccola Tartaruga e agli altri capi indiani sì acuì nel 1809 quando il governatore William Henry Harrison, futuro nono presidente degli Stati Uniti, giunse a Fort Wayne per rinegoziare i trattati con le popolazioni indiane. Piccola Tartaruga cercò una collaborazione con Harrison ma gli altri capi indiani si rifiutarono di vendere altra terra agli americani. Harrison fu costretto a riconoscere la posizione maggioritaria degli altri capi e a non considerare più Piccola Tartaruga come una figura realmente rappresentativa della popolazione dei Miami.

Piccola Tartaruga, ormai anziano e curvato dalla gotta, osservò con una certa gelosia l’ascesa di Tecumseh che ben presto sarebbe diventato il più grande statista della storia dei nativi americani. Tanta fu l’invidia che Piccola Tartaruga covava nei suoi confronti che lo spinse addirittura a denunciarlo come spia, in una lettera al generale Harrison, prima della guerra anglo americana del 1812.

Piccola Tartaruga morì di gotta il 14 luglio 1812 a Fort Wayne, nella residenza di William Wells. Fu sepolto con tutti gli onori militari da quegli stessi americani che vent’anni prima aveva sonoramente sconfitto.

dopo la sua morte

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All’inizio del ventesimo secolo, la nipote di Piccola Tartaruga scrisse insieme allo storico Jacob Piatt Dunn un dizionario della lingua Miami, ad oggi l’unico pervenutoci.

Nel 1911, nel corso di alcuni scavi, fu accidentalmente scoperta la tomba di Piccola Tartaruga. Assieme al corpo ancora integro del grande condottiero fu rinvenuta la spada donatagli da George Washington, oggi custodita nel museo di storia di Fort Wayne. Il luogo del rinvenimento della tomba è oggi divenuto un grande parco pubblico intitolato alla figura di Piccola Tartaruga.

In onore di Piccola Tartaruga è stata rinominata una minuscola ma molto nota isola sul lago Erie, nota appunto con il nome di “Turtle Island” (lett. Isola della Tartaruga)."

 

 

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